Giocatori convocati
17/18 Febbraio 2018
International Open FISTF
Napoli
Squadre - Individuale
 
Lun 12: riposo
Mar 13: riposo
Mer 14: riposo
Gio 15: Ore 20,45: Allenamento c/o Centro Sportivo Dozza
Ven 16: riposo
Sab 17: riposo
Dom 18: Torneo Individuale Subbuteo - Verona
 
 
 
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Gli inizi del Club Tigers: i ragazzi di via Broccaindosso

Il Club Tigers nasce a Bologna tra la fine del 1974 e i primi mesi del 1975. Detta così sembra facile, sembra una storia come tante invece c’è molto di più c’è qualcosa che, dopo quasi 30 anni, dura ancora oggi. Ma, come dicono nei cattivi romanzi, è meglio cominciare dall’inizio…..


Non si può capire la gestazione e la nascita del Club Tigers se non ci si rifà al contesto, all’humus nel quale si sviluppato e che ha un nome preciso: via Broccaindosso.

Via Broccaindosso è una strada del centro storico di Bologna; se oggi passate per quella strada vedete un pezzo di città quasi disabitato, con pochissimi negozi e ancora meno bambini. Allora però, era una strada molto popolosa con moltissime famiglie e tanti ragazzini (frutto sia del baby-boom degli anni ’60 che dell’immigrazione meridionale) e con una vivacità palpabile e avvolgente. La strada era piena di negozi dove le nostre mamme e le nostre nonne andavano quotidianamente a fare la spesa: c’era la drogheria della Donata, la Macelleria di Dante, la latteria di Nino e poi il calzolaio, il salumiere, la parrucchiera insomma, era un microcosmo un “paese” dove tutti si conoscevano.

La zona era decisamente “popolare” nel senso che le famiglie che vi abitavano non erano ricche, anche se cominciavano a godere del benessere che si era diffuso in tutto il paese. In generale, una volta pagato l’affitto, il mangiare e risparmiato un po’ di soldi per il futuro non c’era molto da scialacquare ma andava benissimo così.

All’epoca io avevo circa 9 anni e, come quasi tutti i ragazzini dell’epoca, ero appassionato di calcio: collezionavo le figurine “Panini” e, quando potevo, compravo il “Guerin Sportivo”. Non esistevano (lo dico per i più giovani)  i mega-video giochi elettronici, anzi non erano ancora arrivati i TV color col telecomando e per cambiare canale ci si doveva alzare per spingere il tasto! I giochi che andavano allora per la maggiore erano quelli da tavolo tipo il Monopoli o Risiko ma c’era un gioco che, per me, rappresentava un miraggio: il Subbuteo.

Allora il Subbuteo era proprio un miraggio nel senso che era anche più costoso della media dei giochi, ma quei giocatori che si muovevano liberamente su quel panno, colorati con le maglie delle squadre che vedevo in TV, rappresentavano la possibilità di sentirsi protagonisti di quello sport che adoravo: il calcio.

Il negozio più vicino a casa mia che vendeva la scatola, le squadre e gli accessori del Subbuteo era quello di Benetti (anzi, “Benetti Rag.Giulio” come era scritto nello scotch col quale impachettava i regali) in via Rialto, vicino a via S.Stefano...


continua



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